Una Artemisia sconosciuta tra i vicoli di Napoli nelle pagine di Bruno Sacco
Il poco conosciuto primo periodo napoletano della pittrice secentesca sotto la lente di ingrandimento dello scrittore campano nel romanzo Artemisia e gli occhi del diavolo, Kairòs edizioni, 2017
Molto è stato scritto sull’artista più discussa del XVII secolo ma la storia ufficiale proprio nel periodo 1630-1638, oggetto del romanzo, presenta diverse e ampie lacune. Su queste Sacco ha costruito il personaggio di Artemisia a Napoli e le avventure che la coinvolgeranno travolgendola completamente. La donna, che è diventata icona del femminismo ante litteram in virtù della tenacia con cui, nonostante lo stupro subito e l’umiliazione di un processo cui si sottopose per ottenere giustizia ma che le costò sofferenza morale e torture fisiche, Artemisia si impose per la sua arte al mondo e ai posteri conquistando un posto nell’empireo degli artisti del periodo con l’ammissione all’ambitissima ed esclusiva Accademia del Disegno di Firenze, fino ad allora preclusa al gentil sesso.
Ma tutto questo fa parte della storia conosciuta di Artemisia, cui Sacco fa dovuto riferimento affondando però, grazie all’artifizio dell’invenzione, tra le pieghe e i drappeggi dell’incontro tra la già famosa pittrice e la secentesca Napoli dei misteri.
In pieno Viceregno spagnolo la città vive forti contrasti sociali e politici e l’autore ha saputo coglierne molto bene le ricadute sulla vita quotidiana, trasportando il lettore in uno dei periodi artisticamente più prolifici e interessanti della storia della città all’ombra del Vesuvio. A sottolineare lo spirito napoletano, le figure di Pulcinella e Coviello, direttamente dalla commedia dell’arte, accompagnano la protagonista con i loro lazzi e i duetti che mettono in scena e che diventano piano vita quotidiana e viceversa da questa prendono vita, insieme a una serie di personaggi veri o immaginari che l’artista incontra sulla sua strada come mandati dal destino.
Fanno capolino nel romanzo diversi apprendisti, ancora ragazzi, che diventeranno artisti di fama assoluta qualche anno dopo, ma anche personaggi che hanno segnato la Storia con le loro produzioni in campo pittorico, letterario e scientifico, mentre tradizioni, magia, credenze, popolo napoletano e nobiltà spagnola si intrecciano e l’intreccio funziona grazie alla bella scrittura di Sacco che, nonostante l’uso, sebbene molto appropriato, del dialetto e del latino, riesce a far scorrere gradevole la narrazione.
A guidare il romanzo la figura carismatica, sicura, determinata e passionale di Artemisia, artefice e oggetto di una storia emozionante e suggestiva che affonda a piene mani nel vero.
Encomiabile il lavoro di ricerca storica che deve aver impegnato molto lo scrittore che ci ha così regalato una gouache dettagliata della più bella città del mondo. Altrettanto lodevole il lavoro editoriale di Anita Curci che ne ha curato l’editing inserendolo nella Serie Oro della collana Storia di Kairòs.
A Bruno Sacco un grazie per aver scritto di Artemisia e di avercela raccontata fuori dagli schemi.
Artemisia e gli occhi del diavolo, Kairòs edizioni, 2017
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