La Conversione. Il docufilm
Due vite apparentemente distanti tra loro quelle di Vincenzo Imperatore e Peppe de Vincentis, protagonisti del docufilm ‘La Conversione’ in sala in questi giorni, scritto e diretto da Giovanni Meola. In comune hanno proprio la conversione laica, il coraggio e la determinazione a svoltare pagina del loro destino di vita che sembrava segnato.
In comune nelle loro vite: le banche. L’uno Vincenzo, ex manager bancario, l’altro Peppe, ex rapinatore di banche e gioiellerie. Attraverso l’emozionante racconto autobiografico dei protagonisti, in qualche modo entrambi nella prima parte della loro vita, in luoghi solo in apparenza diametralmente opposti, sono stati detrattori di denaro a privati. Il primo facente parte del sistema dei colletti bianchi, truffaldino ai danni di ignari clienti, il secondo artefice per anni di rapine sempre più raffinate e specializzate del settore.
Li accomuna il mezzo catartico che li porterà a svoltare il percorso di vita: la scrittura, che ha il potere, terapeutico per l’uomo, di rinnovarsi.
Peppe de Vincentis, in trenta lunghi anni di galera, si appassiona alla lettura per diventare drammaturgo e attore. Con grande dose di umiltà e di meraviglia racconta la sua vita, divisa in un prima e un dopo, che ha portato a una rinascita consapevole dell’uomo che vuole essere oggi, con i suoi sbagli, la lucida analisi di un dramma personale risalente alla perdita di una madre alla tenera età di 5 anni, il cui ricordo è indelebile e idealizzato come il vuoto profondo che ha riempito non amandosi fino in fondo. Oggi è un uomo compiuto che ha da raccontarsi per essere di esempio di come in una vita si possa perseguire un percorso di crescita ed evoluzione.
Vincenzo Imperatore, invece, cresce in una famiglia modesta, ma con saldi valori; sa che può ottenere la sua escalation sociale con lo studio, che persegue con risultati eccellenti tanto che in breve tempo fa parte del gruppo Credito Italiano poi Unicredit e ne diventa manager. Diviene procacciatore di clienti a cui vendere prodotti bancari che, col passare del tempo, hanno più la caratteristica di frodi. Vincenzo sente di aver tradito le sue origini, basate su un senso di lealtà e giustizia sociale tanto da aver il coraggio di svoltare attraverso la scrittura del saggio memoriale di denuncia e auto-denuncia ‘Io So e Ho Le Prove’, a cui seguiranno altri libri. Oggi è consulente finanziario e blogger della testata Il Fatto Quotidiano.
L’espediente narrativo di Giovanni Meola è una cena nella umile casa di Peppe, durante la quale i due protagonisti si raccontano, rievocando i loro mondi apparentemente distanti, ma che lo spettatore sente vicini per il racconto umano emozionale che ne traspare. La loro storia, fatta di perdizione e redenzione, ha prodotto due libri e due spettacoli teatrali e, infine, questo documentario che nel 2020 ha vinto il RIFF – Rome Independent Film Festival.
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