Intervista a Marilyne Bertoncini

Torna per i nostri lettori la rubrica L’AUTORE DEL MESE realizzata in collaborazione con Domenico Faniello e La Casa del Menestrello. Oggi incontriamo Marilyne Bertoncini.

Benvenuta in questa rubrica. Dei suoi tre libri che ci ha proposto, Il libro di Sabbia, Scatti di luce, Instantanés de lumière e Damnatio Memoriae quale preferisce e perché?

Non mi è facile rispondere a questa domanda – i miei libri, sono come figli per me – e si amano i figli ugualmente, anche se per ragioni diverse. Scatti di Luce mi è caro perché l’ho scritto assieme all’amica poeta Alma Saporito, con le foto di un altro amico, Francesco Gallieri – e mi piace molto il costruire assieme ad altri. Anche se ho pubblicato più libri in collaborazione con artisti, questo è assai diverso degli altri perché è costituito di haiku e poesie brevissime, che ho tradotte sia dall’italiano che dal francese, ed è concepito in modo che la forma corrisponda all’idea iniziale: le poesie d’Alma sono disposte come due ali, come le sponde del fiume Po, dove sono state scattate le foto degli uccelli, abbracciando il cuore di 12 « ore » che ho scritte – meditazione tra luce e ombra, sul passare ciclico del tempo, sul legame tra vita e morte.

Damnatio Memoriae mi è caro perché tratta di un argomento importante per me, e per la società, quello dell’erosione della memoria, pensata nel corso della storia, ma anche a livello individuale : è una problematica accentuata ai nostri giorni con il morbo di Alzaihmer, così diffuso e mal conosciuto. La perdita di memoria non è semplice cancellamento, ma confusione delle diverse strade della memoria, come accade nei lenti moti di terreno – scrolli,  infiltrazioni, spostamenti…Ho cercato di ricreare per il lettore la stessa confusione mentale della persona afflitta da questo morbo, interpolando nel testo finale, con una tipografia diversa, brani di parole tratte dal primo discorso iniziale, che è una meditazione sullo sparire delle tracce dell’attività umana col passare del tempo, lo sparire degli esseri e della loro memoria a livello individuale.  Mi è caro perché lungamente maturato e perché la performance che ne é tratta, con musica e video, è stata riconosciuta da professionisti del settore della geriatria come esatta e suscettibile di sensibilizzare i badanti, le persone vicine agli ammalati, al reale dolore di questo morbo.

Avrei voluto parlare anche del Libro di Sabbia, che è il mio primo libro pubblicato in Italia. Si apre con un mito, che mi è venuto in mente, quasi come in sogno, quello della Donna Sabbia, che tenta in vano di esprimersi, seppellita come è sotto la sabbia della duna (paesaggio della mia infanzia). La sua storia sarà narrata dalla figlia nata da lei, che costituisce il libro, i capitoli che seguono. In realtà, Sabbia è l’ultimo testo scritto, ma componendo la raccolta per l’editore Bertoni, mi sono accorta che da lei, in uno strano movimento di flashback, che non mi aveva colpita prima, nascevano tutti i poemi e libri precedenti.  Il libro si compone di testi pubblicati in Francia (salvo uno, totalmente inedito) e svolge sogni e evocazioni, ispirate dai soggiorni nella mia città di cuore, Parma, e dalle sue opere d’arte – un intero capitolo é nato dalla visita alla camera di Diana, affrescata da Parmigianino, nella rocca di Fontanellato. È anch’esso un libro sulla memoria, e l’arte, sulla morte vissuta come parte inerrente della vita, questo paese inaccessibile se non nel mondo delle parole poetiche – unico rimedio contro tutte le perdite.

Ma lei cosa cerca di comunicare nei suoi scritti?

Ogni libro è un’avventura diversa – non scrivo con l’intento cosciente di comunicare, questo avviene come una rivelazione ad opera compiuta. Seguo il filo dell’ispirazione, del desiderio che ho di certe parole che mi fanno del bene, mi portano ad accudire le mie emozioni, a riflettere su quello che vivo. Scrivo per me, cose che vorrei leggere e che non esistono ancora. Poi arriva il momento del desiderio di condividere quello che ho tirato fuori da questo mondo intermediario dove nascono le idee – e penso che il movente principale sia allora di offrire al lettore una particella dell’utopia che mi sono creata. Quello che voglio dire è che la poesia è sempre stata per me un rifugio – le immagini, la musica della parole, sono – come ogni oggetto di bellezza – un mantra di pace e di consolazione, uno spazio mentale e sonoro protetto dal mondo – e penso che sia quello più di tutto che vorrei trasmettere ai miei lettori.

Essere inseriti, come lei, in più contesti culturali cosa può significare per uno scrittore? 

Mi sento molto ricca d’avere accesso a più lingue e più culture. Oltre l’apertura che costituisce il fatto di potermi avvicinare ad opere non tradotte, mi offre un’ampliamento del mio essere – non sono identici, il «moi» francese e il «mio io» italiano – o inglese (questa la prima lingua imparata e desiderata – perchè le culture e le lingue si debbono desiderare). A secondo degli eventi, delle emozioni, pensano o risentono il «moi» o il «mio io» – e con la lingua si porta tutto il colore dell’altra cultura. Sembrano cose infime a volte, ma quando sotto la stessa parola – «pane» per esempio – si pensano cose tanto diverse, si puo misurare l’immensità del mondo delle emozioni procurata dall’appartenenza a più culture. E la mia scrittura si nutre di queste differenze. Il Libro di Sabbia, per esempio, è nato in Italiano, perchè scritto durante i miei soggiorni in Italia – però, ogni volta che tornavo in Francia, non potevo semplicemente completarlo, lo riscrivevo, e nello stesso modo dalla Francia all’Italia – il manoscritto è molteplice, perchè quello che provo in una lingua non si prova nello stesso modo (o non si prova affatto) nell’altra – e bisogna ogni volta approfondire, traddure, riscrivere… In un certo modo, direi che quest’appartenenza plurale moltiplica i piani di esistenza.

È molto interessante il chiarimento che fa riguardo ai rapporti tra le diverse lingue. Ma lei cosa pensa della produzione letteraria italiana degli ultimi anni? 

E una domanda molto complessa – non posso rispondere: le mie letture di narrativa o saggistica più ricche sono di autori del 900 più che di questi ultimi anni – leggo sopratutto poesia, e mi rattrista il fatto che sia poco conosciuta all’estero la produzione italiana, che è ricca e vivente. C’è un fermento culturale in Italia a null’alto simile, ma pochi passano la frontiera: Alda Merini, Giovanni Raboni, Milo de Angelis, Giuseppe Conte… hanno dei libri (pochi) pubblicati, ma tanti versi di poeti bravi sono nascosti nelle pagine di riviste e corsi universitari. 

Ci può dire a quale progetto si sta dedicando attualmente?

Molto del mio tempo è consacrato al sito e agl’incontri che organizzo, perchè credo che la parola poetica sia più che mai necessaria e che importa condividerla. Sono anche traduttrice dall’inglese o dall’italiano verso il francese, e ho sotto mano la traduzione del libro di Luca Ariano, Contratto a durata limitata, poesia complessa per la quale vorrei dare in francese lo stesso scintillante tentennamento tra le varie epoche evocate nei suoi versi – e non è facile. Poi, nel’intimo della mia scrittura, si sta formando un’opera sulla sorte delle comete e dei meteoriti… sono affascinata dai legami tra micro e macrocosmo – dalla sorte delle stelle, le nostre gemelle, con tempi più lunghi, ma con lo stesso destino… Rispondendo a questa domanda, mi accorgo quanto sia importante, nella mia riflessione, la tematica della morte e della sopravivenza, nella memoria e nelle parole.

La ringrazio per aver risposto alle mie domande, aprendo nuovi spunti di riflessioni per i nostri lettori.

Marilyne Bertoncini, nata nelle Fiandre, vive a Nizza, mantiene uno stretto legame con l’Italia e scrive nelle due lingue. Poeta, traduttrice, critica letteraria, è dottore in lettere, ha insegnato e dirige ora la rivista on line Recours au Poème. Presidente dell’associazione Embarquement Poétique, ha creato e dirige il sito “jeudidesmots.com” che realizza antologie tematiche. Collabora anche con riviste internazionali e anima incontri letterari. Ha pubblicato 12 traduzioni dall’inglese e l’italiano, e 15 raccolte personali delle quali 3 bilingue: Memoria viva delle pieghe (PVST, 2019, con foto dell’autrice) e Aub’ombre/Alb’ombra (PVST, Nizza, FR, 2022) con le foto di Florence Daudécon la quale realizzò nel 2023 il libro e il video Damnatio Memoriae, con letture-performance sulla la musica di Marc-Henri Arfeux.

Le sue poesie sono tradotte in arabo, bengali, cinese, ebraico, inglese, italiano, serbo, spagnolo, tedesco, turco.

Nel 2022 venne anche edito Il Libro di Sabbia da Bertoni ed. e a settembre 2023 il libro Scatti di luce/Instantanés de lumière con Alma Saporito, sulle foto di Francesco Gallieri, ed PVST.

©Riproduzione riservata

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About Eleonora Davide

IL DIRETTORE RESPONSABILE Giornalista pubblicista, è geologa (è stata assistente universitaria presso la cattedra di Urbanistica alla Federico II di Napoli), abilitata all’insegnamento delle scienze (insegna in istituti statali) e ha molteplici interessi sia in campo culturale (organizza, promuove e presenta eventi e manifestazioni e scrive libri di storia locale), che artistico (è corista in un coro polifonico, suona la chitarra e si è laureata in Discipline storiche della musica presso il Conservatorio Domenico Cimarosa di Avellino). Crede nelle diverse possibilità che offrono i mezzi di comunicazione di massa e che un buon lavoro dia sempre buoni risultati, soprattutto quando si lavora in gruppo. “Trovo entusiasmante il fatto di poter lavorare con persone motivate e capaci, che ora hanno la possibilità di dare colore e sapore alle notizie e di mettere il loro cuore in un’impresa corale come la gestione di un giornale online. Se questa finestra sarà ben utilizzata, il mondo ci apparirà più vicino e scopriremo che, oltre che dalle scelte che faremo ogni giorno, il risultato dipenderà proprio dall’interazione con quel mondo”.