Intreccio mercato e Borsa Valori

La globalizzazione da vento magico del progresso e delle comunicazioni può diventare veicolo di abbruttimento delle condizioni di vita, a meno che non vengano posti dei paletti alle usurpazioni e alle speculazioni. Il fenomeno si espande e tocca tutti i campi, raggiungendo le metropoli. In passato le città nascevano a immagine celeste, e ciò veniva tradotto in un disegno politico e religioso; ora le metropoli sono l’immagine spaziale della speculazione finanziaria, ossia il business che prende forma urbana. In effetti le città diventano sempre più emblemi di una mondializzazione economica e culturale, che ha le nuove acropoli nei centri sempre più scintillanti e ostaggio delle multinazionali. Molti paesi sono stati contagiati. In Cina si promuove un’espansione urbana ipertrofica che svuota le campagne e delocalizza l’agricoltura, accaparrando immense distese di terra in altri continenti, soprattutto in Africa, a guisa di una nuova forma di colonialismo.

Certamente la trasmissione delle scoperte e di nuove forme di civiltà rende la vita più attraente. Come si prospettava, nel passaggio viaggiano anche gli elementi negativi. In particolare negli ultimi anni affiora una componente negativa di gusti per l’economia, a seguito della lievitazione della finanza, peraltro abbruttita e controllata sino al punto da farla divenire un veleno per i processi economici. In altre parole la finanza, che dovrebbe essere la componente ancillare dell’economia, finisce per assumere un ruolo predominate rispetto all’economia reale, pari a sette volte superiore secondo le ultime statistiche. A parte la disarmonia della proporzione del tutto invertita in un rapporto di funzionalità produttiva, la finanza viene gestita da speculatori spregiudicati, oltre al potere delle holding e delle corporazioni. Il luogo ove si perpetra il danno è la Borsa valori, divenuto il tempio della finanza. Va bene chiarito che la Borsa valori è una nobile e feconda istituzione, la quale favorisce il flusso delle risorse verso quei settori ad alto rendimento; quando però l’andamento delle fluttuazioni viene alterato, il meccanismo non risponde più a criteri di efficienza economica, e scende nella deleteria azione di indebito arricchimento.

La genesi del mercato risale al secolo XXIII secolo a.C. nella regione della Mesopotanea, quando una famiglia presta fondi: questa operazione fa ricondurre ad essa la prima fattispecie di intermediazione finanziaria tra operatori economici. Da quella data iniziano a diffondersi numerosi gruppi di individui che operano alla stregua delle banche private, trasferendo il risparmio e generando prestiti. Nel XXI secolo a.C. tale consuetudine si afferma, specialmente nella regione di Nippur, considerato vero e proprio centro finanziario, e successivamente in quelle di Umma e Ur. Queste due ultime città associano i mercanti della zona al fine di accumulare il risparmio sotto un unico grande fondo, da poter distribuire attraverso l’accensione di prestiti privati.

La prima fiera risale a Champagne (1100 – 1200), specializzata nei tessuti di Fiandra, alla quale segue la fiera di Lione e quella di Besancon, poi quelle di Piacenza e Genova; questa ultima si caratterizzava come mercato permanente di valuta estera. Soltanto nel 1.500 si iniziano ad osservare le sedi delle prime borse organizzate. Il mercato a termine diventa una prerogativa della città di Chicago, seguita da Londra e poi Parigi.

Dagli inizi degli anni settanta si sviluppano nei mercati a termine numerosi tipi di contratti derivati: futures, swap ed opzioni. Nonostante essi siano stati i principali strumenti per la copertura dei rischi finanziari, la differenza che li accomunava e li differenziava da altri titoli, era la necessità di utilizzare complesse formule matematiche e statistiche. Dalla diffusione dei derivati, la finanza comincia ad allontanarsi dai presupposti dell’economia e avvicinarsi a scienze sperimentali. Dopo la fine del sistema di Bretton Woods si è sviluppato il trading digitale e quindi si registra una rivoluzione nel campo delle comunicazioni e delle transazioni finanziarie.

La finanza comportamentale, originata con l’era digitale, porta alla luce molte predisposizioni emotive; sono dette euristiche, cioè regole empiriche, che il cervello umano sviluppa adattandosi alla realtà circostante in grado di aiutarlo nella soluzione dei problemi. Le soluzioni euristiche sono utili ma possono condurre ad errori in ambito finanziario, in quanto routinarie ed efficienti.

In tempi moderni, il pensiero va al tempio della finanza, ossia alla Borsa valori. La Borsa nasce nel Medio Evo a Bruges, città del Belgio, quando i mercanti della regione iniziano a darsi appuntamento in piazza per concludere compravendite di titoli, di valute e di alcune merci. Ciò si materializza sotto il palazzo della famiglia Van Der Bourse. Così i mercanti, nel darsi appuntamento “a la Bourse”, conferiscono il nome alla Borsa.

Il 7 maggio 1792 sorge la Borsa di New York a Wall Street (la strada in cui sorge il palazzo della Borsa), allo scopo di discutere di un prestito di otto milioni di dollari, contratto tempo prima per finanziare la guerra di indipendenza contro la Gran Bretagna.

Le Borse valori sono mercati regolamentati per la negoziazione di quelli che vengono definiti strumenti finanziari. La Borsa valori adempie a una funzione importante: costituisce il mezzo attraverso cui si mobilita il risparmio onde farlo affluire verso quei settori produttivi di più alto rendimento.

Da un punto di vista sociale, quando il commercio borsistico non trascende i limiti della sana e lecita speculazione, assolve alla funzione di stimolare l’attività produttiva delle imprese, di garantire il normale svolgimento dei profitti e di assicurare l’equilibrio economico di una Nazione.

La Borsa si può definire quella istituzione che tende a concentrare in un luogo abituale ed in un periodo breve di tempo la trattazione di una ingente massa di affari su determinati beni. Si distingue dalla Fiera per la ristrettezza del luogo, per la brevità delle riunioni, per l’oggetto delle contrattazioni che riguarda merci rappresentate da documenti.

In un relativo passato esisteva il sistema dell’asta pubblica in forma gridata; con l’avvento della recente disciplina, [1] sono previste nuove modalità di negoziazioni, attivando forme di mercato a circuito elettronico. Con tale innovazione, viene realizzata la contrattazione continua, nel senso che gli scambi si svolgono liberamente per tutto il tempo della riunione di Borsa, proprio attraverso il circuito telematico.

A partire dal 1996[2], la Borsa in Italia è stata privatizzata. L’attività di organizzazione e gestione dei mercati regolamentati di strumenti finanziari è ora esercitata da una società di gestione, a forma di società per azioni, che predispone un regolamento di mercato, e che viene sottoposta alla vigilanza della Consob.

Dagli inizi degli anni settanta, sulla falsariga delle contrattazioni in borsa merci, iniziano a svilupparsi i cosiddetti mercati a termine nei quali iniziano ad essere negoziati i derivati. Essi rappresentano contratti il cui valore dipende dall’andamento di un’attività sottostante, la quale gode sostanzialmente degli stessi diritti per il suo utilizzo come prima dell’accordo; Un tocco di un’opzione binaria è un tipo che permette ad un trader per investire in modo sicuro il pagamento di un bene, fintanto che il prezzo di un’attività sottostante raggiunge o supera una soglia predeterminata. I futures ad esempio iniziano ad essere contrattati sui mercati secondari e dal momento che viene ridotto il rischio per i brokers aumentano in volume nel giro di pochi anni. In aggiunta, il fatto di operare attraverso lo scambio di titoli già in circolazione permette la nascita di derivati futures differenti da quelli trattati fino a quel momento.

I derivati si stanno dimostrando numerosi e pericolosi. Un esempio può chiarire la situazione, ossia il richiamo al dissesto finanziario del 2008 generato da specifici derivati da parte degli investitori che possedevano un grosso portafoglio di mutui immobiliari.

La crisi deriva dalla sfiducia degli operatori per lo strumento finanziario soggiacente, da cui i “credit default swaps” erano derivati, in quanto le banche avevano prestato ingenti somme a cittadini non in grado di rimborsare il mutuo. Le banche scommettevano sull’aumento costante del valore degli immobili, in un clima di politica monetaria espansiva.

Un esempio di derivati. Un fornaio stipula un contratto con un ristorante, che lo impegna quotidianamente a fornirgli per due anni una quantità di pane ad un prezzo prefissato. Con questa scommessa il fornaio si assicura un flusso di ricavi futuri, ma avendo prefissato il prezzo di vendita si espone al rischio che il prezzo della farina (materia prima) salga nel biennio. Il fornaio si compra un future, stringendo un accordo con un grossista di frumento che ha una scorta di farina e la vuole offrire nel tempo ad un prezzo prefissato.

Prima di concludere l’argomento, si ribadisce la fecondità e la sublimità della Borsa valori, in quanto richiama fondi da destinare a settori di grandi risorse. Purtroppo nel tempo la dinamica si è avariata e contaminata, proprio con l’avvento dei derivati, i quali rischiano di produrre crisi economiche. Il tutto rientra nel grosso e complesso fenomeno della globalizzazione, pure esso ricco di significati positivi, ma che può contenere elementi rischiosi, quali il feticismo del mercato finanziario e l’efficientismo selvaggio. Il feticismo richiama l’idea di adorazione a cose sbagliate: nella fattispecie al mercato finanziario a danno dell’economia reale. L’altro elemento, l’efficientismo selvaggio riguarda le modalità di lavoro, improntato alle aride tecniche dell’efficienza ma in modo esasperato, togliendo tutti i legami con l’umanità e la solidarietà.

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[1] Legge 2 gennaio 1991 n. 1 , pubblicata in GU n. 3 del 3 gennaio 1991.

[2] D. Lgs. 23 luglio 1996 n. 415, pubblicato in GU n. 186 del 9 agosto 1996.

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About Giuseppe Rocco

Esperto di commercio estero. Vice Segretario generale della Camera di commercio di Bologna sino al 31.1.2007; Docente esterno presso l’Università di Bologna, Istituto Economico della Facoltà di Scienze politiche, in qualità di cultore dal 1990 al 2006, di “Istituzioni Economiche Internazionali” e in aggiunta dal 2002 al 2006 di “Diritti umani”; Pubblicista iscritto all’Albo dei Giornalisti dal 1985; 450 articoli per 23 testate nazionali; in particolare consulente del Il Resto del Carlino, in materia di Commercio internazionale, dal 1991 al 1995; Saggista ed autore di 53 libri scientifici ed economici; Membro del Consiglio di Amministrazione del Centergross dal 1993 al 2007;Membro del Collegio dei periti doganali regionali E. Romagna, per dirimere controverse fra Dogana ed operatori economici dal 1996 al 2000, con specificità sull’Origine della merce.