Trieste. Il fascino di una città da scoprire nel profondo. Intervista a Maurizio Radacich

Un impegno continuo per la divulgazione della storia di Trieste, attraverso la realizzazione di numerose pubblicazioni, l’organizzazione di eventi e le visite a un complesso ipogeo particolarmente suggestivo che si sviluppa sotto il centro cittadino. Abbiamo incontrato Maurizio Radacich per porgli qualche domanda.

Da più di vent’anni svolge a vario titolo attività per il CAT, Club Alpinistico Triestino. Ci vuole spiegare come e quando nasce la sua passione per la speleologia e come si diventa speleologi oggi?

La mia passione per le cavità naturali (grotte) e artificiali (ipogei scavati dall’uomo) nasce nel 1968 quando iniziai a frequentare un gruppo speleologico triestino. Essendo la speleologia una scienza complessa, iniziai a interessarmi dei fenomeni carsici, della formazione delle grotte, ma soprattutto della storia che esse potevano raccontare in quanto, sino dalla preistoria, sono state utilizzate dall’uomo per cercarvi riparo.

Oggi per diventare uno speleologo si necessita di una preparazione tecnica di progressione su corda, che si può acquisire tramite i corsi di formazione realizzati dalle scuole di speleologia che si trovano in tutta Italia. Poi si può scegliere se dedicarsi alla sola ricerca ed esplorazione delle grotte o abbracciare una delle tante specializzazioni quali lo studio della formazione delle grotte, la loro idrologia, storia ecc. 

Lei cura per il CAT anche l’organizzazione di eventi e le visite guidate al complesso ipogeo del ricovero antiaereo della Kleine Berlin. Ci spiega di cosa si tratta?

Il ricovero antiaereo Kleine Berlin è un reticolo di mille metri lineari di gallerie scavate nel Colle di Scorcola durante la seconda guerra mondiale. Inizialmente, nel 1943, ad opera del Comune di Trieste per la realizzazione di un ricovero antiaereo per la popolazione civile nel caso di bombardamenti aerei Alleati sulla città, cosa che, purtroppo, avvenne il 10 giugno 1944: un bombardamento che causò 463 vittime e 800 feriti. Nel corso del conflitto il territorio subì ben 20 incursioni aeree che causarono non meno di 763 morti (un numero molto inferiore ad altre città d’Italia perché il Comune di Trieste aveva predisposto una ventina di ricoveri antiaerei in galleria per la popolazione civile).

Museo della Kleine Berlin

Dopo 8 settembre del 1943, a seguito della firma dell’Armistizio e la conseguente occupazione tedesca del territorio italiano, per ordine di Hitler vennero realizzate due zone “cuscinetto” tra l’Italia e la Germania: Alpenvorland (Zona di operazioni comprendente le Provincie di Trento, Belluno e Bolzano) e la Zona di Operazioni Litorale Adriatico che, tra l’altro, includeva tutti i territori della Venezia Giulia.

A comandare questa nuova entità territoriale tedesca fu inviato dalla Carinzia il dott. Friedrich Rainer che assunse l’incarico di Supremo Commissario e si insediò nel Palazzo di Giustizia di Trieste che si trova a un centinaio di metri dall’ingresso della galleria antiaerea comunale.

I tedeschi occuparono questa parte della città impedendo ai civili di transitarvi e, per tale motivo, i triestini chiamavano questa zona “La piccola Berlino” = Kleine Berlin (con l’errore grammaticale della parola Klein). Subito iniziarono lo scavo di un ricovero militare antiaereo adiacente a quello per la popolazione civile, con cui comunicava.

Alcune case che sorgevano sul Colle di Scorcola (all’interno del quale sono stati realizzati i ricoveri antiaerei) erano state requisite e la Villa Ara divenne l’abitazione del generale delle SS Odilo Lotario Globocnik.

Museo della Kleine Berlin

Questi, per ripararsi dai bombardamenti aerei, aveva fatto scavare nel giardino della villa un passaggio a lui riservato che, tramite cunicoli e scale a chiocciola, conduceva al ricovero tedesco. Poi un passaggio nel ricovero militare tedesco, sempre sotterraneo, portava al Palazzo di Giustizia che era la sede dell’Amministrazione tedesca del territorio.

Dopo la guerra ci fu l’abbandono di queste gallerie e il conseguente degrado.

Nel 1996 il Club Alpinistico Triestino prese in affitto dal Comune di Trieste la galleria tedesca per realizzarvi delle visite guidate.

Museo della Kleine Berlin

Dopo un periodo propedeutico, in cui sono stati effettuati alcuni lavori di messa in sicurezza e la realizzazione dell’impianto elettrico, nel 2000 è stata organizzato la prima mostra sui bombardamenti della città di Trieste con il conseguente libro – catalogo.

Da subito il nostro interesse fu rivolto alla popolazione civile che subì tali bombardamenti e, dato che sono il curatore delle mostre, ho iniziato a cercare le testimonianze orali di chi, all’epoca, visse quei terribili momenti. Grazie a questa ricerca siamo stati in grado di trovare molto materiale inedito costituito da fotografie, mappe, oggetti legati a quel dato periodo ecc.

L’interesse delle persone per questo aspetto della storia della città è alto, stando alla richiesta di visite che il sito registra. Da cosa dipende, secondo lei, questo interesse?

La storia della città di Trieste e della Venezia Giulia si diversifica da quella del resto d’Italia per i suoi fatti tragici. Nel corso del ‘900 la città di Trieste ha cambiato sette volte bandiera:

(dal 1382) sino al 1918 era sotto il dominio Austriaco;

dopo la prima guerra mondiale e sino al settembre del1943 sotto il Regno d’Italia;

da ottobre 1943 al 1° maggio 1945 sotto il dominio nazista;

dal 1° maggio 45 al 12 giugno 45 sotto l’amministrazione Jugoslava;

dal 12 giugno 45 al 10 febbraio1947 sotto il Governo Militare Alleato di occupazione;

dal 10 febbraio del 1947 al 26 ottobre del 1954 sotto il Territorio Libero di Trieste;

dal 26 ottobre 1954 a oggi sotto la Repubblica Italiana.

Cosa dice ai più giovani, durante le visite delle scolaresche alla Kleine Berlin per far capire loro la vera essenza di questa città?

Oggi la Kleine Berlin è un contenitore culturale dove, oltre alle visite guidate in cui narriamo la storia dell’ipogeo e i fatti legati alla popolazione civile, l’offerta è diversificata, in quanto all’interno sono state fatte mostre fotografiche, presentazione di libri, concerti, location per riprese cinematografiche.

Ma non dimentichiamo mai il nostro scopo primario che è quello della divulgazione storica rivolta soprattutto alle scuole.

Attraverso la narrazione di questi fatti storici si cerca di far capire l’anima di una città che, pur nel suo aspetto architettonico, si differenzia dalle altre città d’Italia ma anche nella sua essenza, perché a Trieste nessuno è straniero. La città è un crogiuolo di genti che amalgamate assieme formano il triestino. Non dobbiamo dimenticare che la città ha sette cimiteri di altrettante confessioni religiose: oltre a quello cattolico il cimitero ebraico, quello greco-orientale e dal 1849 quello mussulmano, solo per nominarne qualcuno.

Trieste è la città dei misteri, ne è la prova la suggestiva storia di queste gallerie che sono rimaste a lungo segrete. Ci sono ancora storie da raccontare? Chiedo per un amico.

Trieste non ha, sino al XVII secolo, una grande storia alle sue spalle, se pensiamo che agli inizi del ‘600 era un piccolo borgo di vignaioli e salinari, ma divenne, con la progressiva caduta della Repubblica di Venezia, una città marinara e commerciale, o almeno lo fu nei due secoli successivi, grazie alla proclamazione del Portofranco che attrasse qui persone di ogni genere ed etnia. E ciò fece di Trieste una città quasi atea, dove ognuno poteva professare la sua fede religiosa, e ciò ha contribuito a un alone di mistero che aleggia sulla città.

Particolare della Fontana dei 4 continenti a piazza Unità

Si è sempre alla ricerca delle gallerie segrete che collegavano la zona del porto al castello (di San Giusto). Sono stare trovate delle cripte massoniche e non dimentichiamo di citare la Sala dell’inquisizione presso la chiesa dei gesuiti di Santa Maria maggiore. Il primo a narrare la sua storia fu Diego de Henriquez già negli anni ’20 del 900.

Fu un personaggio indubbiamente interessante, a cui si devono testimonianze provenienti dalle sue enormi collezioni storiche e di oggetti bellici. Tornando a lei: Ventuno pubblicazioni scientifiche e storiche, due in corso di stampa, due in attesa, tra cui un romanzo storico. Il suo impegno nella divulgazione è indiscutibile e la passione che mette in ciò che fa è palpabile. Quale dei suoi libri le è più caro?

Sarei tentato di dire “il prossimo”, ma non è vero, il libro che mi è più caro, perché ho iniziato la ricerca storica con mio figlio Daniele, che purtroppo è venuto a mancare a seguito di una malattia, è uno dei libri sulla storia dei Mulini ad acqua della provincia di Trieste. Certamente il libro sulla Kleine Berlin o quelli sui bombardamenti della Provincia di Trieste hanno un posto speciale, in quanto mi permettono di poter divulgare la storia del territorio.

A chi volesse scoprire Trieste in tre mosse cosa consiglierebbe?

Posso suggerire come si diventa triestini in poche ore:

per prima recarsi in edicola e si acquista il quotidiano locale «Il Piccolo» (non serve leggerlo basta averlo con sé: è un’istituzione cittadina che va seguita);

poi recarsi in un bar e ordinare un CAPO IN B (un cappuccino in bicchiere): a Trieste il caffè è una tradizione ben radicata;

Il Capo in B e lo Studel al Caffé San Marco

a metà mattinata recarsi in un Buffet, qui si ordina un panino con la “porzina” (bollito di maiale) o le “luganighe de Cragno” (salsicce) o altro bollito della caldaia. Il triestino ordina il panino condito con la senape e Kren (Rafano). Se possibile evitare di sedersi, si mangia preferibilmente in piedi e il tutto con un calice di vino (non deve mancare mai: poco ma buono…) o al caso con una birra.

Se automuniti, il pranzo può essere sostituito da una visita ad una Osmiza, ovvero una mescita di vino privata che è autorizzata alla vendita al minuto per un breve periodo di tempo. Oltre al vino di propria produzione si trovano insaccati, prosciutto e formaggi della zona. Le Osmize sono segnalate agli incroci delle strade periferiche con delle tabelle a forma di freccia per indicarne il percorso, La freccia è sormontata da delle “frasche”, ovvero mazzi di edera selvatica. Oggi per avere un’indicazione della loro apertura si può consultare l’apposito sito internet delle Osmize. Si raccomanda a chi guida di non bere o di farlo sempre morigeratamente.

Osmiza

Se non automuniti, si può visitare la città nel suo aspetto architettonico che ricorda molto quello della Mitteleuropa, noterete che rarissimi sono i portici mentre le case presentano al piano terra grandi ingressi (erano i magazzini per le merci) e al primo piano un piccolo poggiolo (qui abitava il padrone di casa), l’ultimo piano mansardato era dimora dalla servitù (si notano le finestre più piccole).

È obbligatoria una visita alla piazza dell’Unità e un giretto sulle rive con un passaggio sul molo Audace. Quindi, visitare la chiesa greco ortodossa sulle rive e quella serbo ortodossa nel canale di Ponterosso, non dimenticando la basilica del colle di San Giusto.

E, se ci trovate aperti, un giretto alla Kleine Berlin in via Fabio Severo (per info sulle aperture e prenotazioni inviare una mail a: kleineberlin(chioccola)cat.ts.it

La ringrazio per le sue risposte e per la passione che è capace di trasmettere parlando della sua città, condividendo con i lettori di WWWITALIA le sue esperienze e stralci della sua vita. Giacché ho fatto tutte le cose che lei consiglia, se prima ero mezza triestina, ora anche io lo sono del tutto!

Maurizio Radacich

Cultore di storia locale è iscritto dal 1986 alla Società di Minerva di Trieste. Con il “Gruppo Ricerche Storiche” della Società di Minerva ha pubblicato assieme ad altri autori, i risultati di ricerche e studi di Storia Patria sia sull’Archeografo Triestino che in pubblicazioni specifiche.

Nel 1968 inizia l’attività speleologica presso il Gruppo Speleologico San Giusto di Trieste (1968 – 1995) rivestendo poi le cariche di Amministratore delegato e Vice Presidente.

Dal 2000 è iscritto al Club Alpinistico Triestino – CAT di cui è stato Presidente nel biennio 2005 – 2006. E’ il curatore delle mostre presso le sale espositive del ricovero antiaereo ipogeo denominato “Kleine Berlin” di via Fabio Severo a Trieste.

Si occupa in particolare della storia della popolazione civile di Trieste durante la seconda guerra mondiale e nell’ambito di quest’attività svolge un’opera di divulgazione storica organizzando visite guidate, conferenze, realizzazione d’audiovisivi e mostre rivolte soprattutto alle scolaresche.

In ambito storiografico locale è esperto nella storia dell’arte molitoria sul territorio della Provincia di Trieste con particolare riferimento a quella del comune di San Dorligo della Valle e di storia dei cinema e del cinema nella regione Venezia Giulia. 

Fa parte de Gruppo Italiano Scrittori di Montagna.

In questi ultimi anni ha scritto da solo o assieme ad altri autori, i seguenti libri: 

1) Bigi B., Gobessi M., Radacich M., 2004: – 10 giugno 1944. Ore 9.12 di un sabato mattina. Edizioni Club Alpinistico Triestino (CAT). Trieste 2004 – Libro sui bombardamenti aerei Alleati nel corso della Seconda Guerra Mondiale sulla città di Trieste.

2) Gherlizza F, Radacich M.; 2005: Grotte della Grande Guerra; Edizioni CAT. Trieste 2005 – Utilizzo e adattamento delle cavità naturali da parte dell’esercito Italiano e Austroungarico nel corso della Prima Guerra Mondiale.

3) Radacich M.; 2006: De Censu Molendinorum. I mulini ad acqua della Provincia di Trieste; Edizioni CAT. Trieste 2006 – Storia dei mulini ad acqua della Provincia di Trieste.

4) Gleria F. , Radacich M.; 2007: Il terrore viene dal cielo; Edizioni Italo Svevo – Trieste 2007 – Storia della Seconda Guerra Mondiale.

5) Radacich M.; 2009: Val Rosandra / Dolina Glinščice; Edizioni Italo Svevo. Trieste 2009 – Escursionismo e Montagna.

6) Radacich M. 2009: Marcella Battelini e il sogno americano; Edizioni Italo Svevo. Trieste – Storia di una attrice triestina del cinema.

7) Radacich M.:2010: Il ricovero antiaereo denominato Kleine Berlin; Edizioni Italo Svevo. Trieste 2010 – Storia della Seconda Guerra Mondiale.

8) Radacich M. 2011: Parlami d’amore Mariù. Lia Franca. Una stella triestina nel firmamento del cinema italiano; Edizioni Italo Svevo. Trieste 2011 – Storia di una attrice triestina del cinema.

9) Radacich M. 2014: Fedy. Omaggio a Federica Ranchi. Edizione privata 2014 – Storia di una attrice triestina del cinema.

10) Radacich M. 2014: Sotto le bombe: Edizioni CAT. Trieste 2014 – Storia dei bombardamenti sulla Provincia di Trieste nel corso della Seconda Guerra Mondiale.

11) Radacich M. 2015: I mulini di San Giovanni di Duino. Edizioni Gruppo Speleologico Flondar (GSF) – Duino Aurisina 2015. Storia dei mulini della Provincia di Trieste.

12) Bernardis R,, Radacich M 2016: Dolina. Le cavità naturali del Comune di San Dorligo della Valle. Edizioni CAT – Trieste 2016 – Storia e Speleologia.

13) Perhinek D., Radacich M. Tommasini M. 2016: La caverna sotto il Monte Spaccato.  Edizioni CAT. Trieste 2016 – Storia e Speleologia.

14) Radacich M. 2018: Sistiana. Un piccolo territorio con una grande storia. Edizioni Gruppo Speleologico Flondar. Duino Aurisina 2018. Storia del territorio dalla preistoria ai giorni nostri.

15) Bernardis R. Radacich M., Vianello S.,2019: Basovizza Il territorio, la storia e le sue grotte. Edizioni CAT. Trieste 2019. – Storia e Speleologia.

16)Radacich M. Rebez C. 2019: Rastrellatori – Edizioni CAT. Trieste 2019 – Storia dei rastrellatori Bombe e Mine della Seconda Guerra Mondiale nella Provincia di Trieste.

17) Commisso P., Radacich M. 2020: La galleria ricovero di Monfalcone – Edizioni Galleria Rifugio di Monfalcone. Monfalcone 2020 – Storia del ricovero antiaereo per la popolazione civile di Monfalcone nel corso della Seconda Guerra Mondiale.

18) Radacich M. 2020: Kleine Berlin. Edizioni CAT. Trieste 2020. Storia del ricovero antiaereo militare tedesco e per la popolazione civile a Trieste nel corso della seocnda guerra mondiale.

19) Bernardis R., Radacich M., Vianello S. 2021: Gropada. Il territorio, la storia e le sue grotte. Edizioni CAT. Trieste 2021. Storia e Speleologia.

20) Radacich M., Vianello S, 2022: Longera Il territorio, la storia e le sue grotte. Edizioni CAT. Trieste 2022. Storia e Speleologia.

21)- Radacich M., Zanutto G 2023: Padriciano Il territorio, la storia e le sue grotte Edizioni CAT. Trieste 2023. Storia e Speleologia.

In corso di stampa:

– Štrajnov male. Storia dei mulini ad acqua del torrente Rosandra (2024). Comune di San Dorligo della Valle / Dolina. In attesa di contributo fondo europeo transfrontaliero.

Trebiciano Il territorio, la storia e le sue grotte. Vol 1 e 2. Edizioni CAT. Trieste (2024) Editore Club Alpinistico Triestino (correzione bozze).

Tra un libro e l’altro o la preparazione di una mostra, per “riposare” la mente, ha scritto e non ancora pubblicato:

– Il dizionario del cinema della Venezia Giulia. Un dizionario di 2.000 (duemila) voci tra attori, attrici, cinema, proiezionisti, proprietari, registi ecc. ovvero tutto quello che è inerente al mondo del cinema della Regione Venezia Giulia. pp 1 – 950.

e un romanzo storico intitolato:

I coperchi del diavolo

©Riproduzione riservata

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About Eleonora Davide

IL DIRETTORE RESPONSABILE Giornalista pubblicista, è geologa (è stata assistente universitaria presso la cattedra di Urbanistica alla Federico II di Napoli), abilitata all’insegnamento delle scienze (insegna in istituti statali) e ha molteplici interessi sia in campo culturale (organizza, promuove e presenta eventi e manifestazioni e scrive libri di storia locale), che artistico (è corista in un coro polifonico, suona la chitarra e si è laureata in Discipline storiche della musica presso il Conservatorio Domenico Cimarosa di Avellino). Crede nelle diverse possibilità che offrono i mezzi di comunicazione di massa e che un buon lavoro dia sempre buoni risultati, soprattutto quando si lavora in gruppo. “Trovo entusiasmante il fatto di poter lavorare con persone motivate e capaci, che ora hanno la possibilità di dare colore e sapore alle notizie e di mettere il loro cuore in un’impresa corale come la gestione di un giornale online. Se questa finestra sarà ben utilizzata, il mondo ci apparirà più vicino e scopriremo che, oltre che dalle scelte che faremo ogni giorno, il risultato dipenderà proprio dall’interazione con quel mondo”.