L’Abbazia del Goleto diventa Santuario diocesano. Intervista al rettore don Salvatore Sciannamea

Una storia che dura da novecento anni. Don Sciannamea: «La vera opera d’arte, il più bel capolavoro, è dentro di noi»

L’Abbazia del Goleto, nel territorio di Sant’Angelo de’ Lombardi è un luogo molto particolare, che dal XII secolo, ha subito trasformazioni e anche i danni del tempo, i più evidenti dovuti al terremoto che colpì l’Irpinia nel 1980, evidenti nella Chiesa settecentesca del Vaccaro, ormai priva di soffitto. Ma è così che il complesso monumentale vuole mostrarsi ai visitatori: portatore di una storia. E su questa storia ha lasciato le sue impronte il fondatore San Guglielmo da Vercelli, lo stesso che dette vita all’Abbazia di Montevergine, lo stesso che animò, nonostante fosse fondamentalmente un eremita, la vita spirituale della metà di un secolo ricco di avvenimenti e fiorente in molte arti, lasciando un’eredità molto duratura. Oggi il luogo, che da poco non ospita più la congregazione dei Piccoli Fratelli di Gesù Jesus Caritas, che se ne sono presi cura per trentun anni, assume la veste di Santuario diocesano. Abbiamo incontrato il rettore, don Salvatore Sciannamea, a cui abbiamo posto alcune domande sulla vita del luogo e sulla sua missione.

Abbiamo appreso con gioia che, con decreto vescovile firmato da S.E. Pasquale Cascio il 30 settembre scorso, l’Abbazia è divenuta Santuario diocesano della Diocesi di Sant’Angelo de’ Lombardi-Conza-Nusco- Bisaccia. Ci vuole spiegare la struttura, con questo nuovo status, quale funzione assumerà nei confronti del servizio alla comunità?

Il decreto

Il decreto formalizza ciò che da sempre è stata l’abbazia del Goleto, cioè un luogo di spiritualità. Al Goleto hanno trovato spazio per momenti di deserto, esercizi o ritiri sacerdoti, suore, seminaristi e laici da più parti d’Italia. Per più persone è stato luogo di riferimento per il discernimento spirituale, per l’accompagnamento alla vita interiore, come anche per la pratica spirituale.

Per gli eventi che lungo la storia hanno caratterizzato il Goleto, per la tradizione spirituale e per la presenza di sacre reliquie si è dunque pensato di erigere, in un tempo di desertificazione spirituale, il Goleto a Santuario o, per essere meglio precisi, elevando specificatamente la rettoria di San Luca a Santuario all’interno del complesso abbaziale di San Guglielmo al Goleto.

Intanto il Goleto, dall’erezione a Santuario, sta diventando sempre più luogo di ritiro spirituali e pellegrinaggi.

Con le suore di Montella

Proprio a questo riguardo, il Goleto ha riscoperto una delle sue primitive funzioni: quella dell’accoglienza. Oltre ai pellegrini alla ricerca di spiritualità, credo che l’accoglienza che qui è stata data a una famiglia di rifugiati afgani abbia un significato particolare, soprattutto in questo periodo storico. Mi sbaglio?

L’accoglienza ha a che fare con il mistero trinitario. Dio si fa accoglienza d’amore nel suo Figlio che, dall’eternità accoglie il mandato del Padre, incarnandosi nel tempo e nella storia, per redimere l’uomo. Dio è Amore e non si può proclamare il mistero trinitario senza riconoscere, secondo la parola del Vangelo, lo straniero come presenza reale del Cristo, presenza incarnata del Figlio eterno. Negare ogni tipo di accoglienza significa negare umanamente la propria umanità e rinnegare, per un cristiano, il mistero trinitario.

All’egoismo Dio ha risposto con il dono e all’orgoglio Dio ha spalancato il suo amore nell’accoglienza. Dio chiede di essere accolto oggi negli ultimi, nei dimenticati, negli abbandonati e nei diseredati della nostra storia. L’amore di Dio è comunione, ponte e legame di dono e accoglienza. Il frutto dell’egoismo e dell’orgoglio genera la divisione. L’accoglienza, dal mio punto di vista, non riguarda il Goleto in quanto tale, ma nella sua essenza il senso autentico dell’umano. Accogliere chi era nella difficoltà è stato assolutamente normale. In tutto ciò non vedo assolutamente nulla di straordinario, poiché ha a che fare con il DNA del vangelo e, prima ancora, con un senso di dignità e umanità, cui ogni persona può trovare prima ancora del credo. La fraternità universale è una vocazione a cui è chiamato ogni uomo e tutti sono chiamati a dare una risposta. L’indifferenza è ciò che credo intimamente la peggiore delle risposte.

Ci incontrammo alcuni mesi fa, quando conobbi lei e padre Jonathan Cuxil. Come si svolge la vostra giornata, se posso permettermi di chiedere?

La celebrazione della Santa Messa

La nostra è una fraternità diocesana che porta avanti, per vie diverse, ciò che la congregazione dei Piccoli Fratelli di Gesù Jesus Caritas ha fatto per circa trentun anni di servizio presso l’abbazia del Goleto. Padre Jonathan è impegnato come cappellano, a servizio degli ammalati, presso gli ospedali di Sant’Angelo dei Lombardi e Bisaccia. Inoltre, pastoralmente, è sempre a disposizione della parrocchia San Michele di Montella. Nonostante i suoi impegni, cerchiamo di preservare alcuni momenti comuni, particolarmente di preghiera.

Cerchiamo di dare il meglio per il decoro, la presenza e l’accoglienza di pellegrini e turisti presso il santuario. La nostra giornata inizia con la preghiera (invocazione allo Spirito Santo, preghiera dell’Angelus, Invitatorio, Ufficio delle Letture, Lodi mattutine e lectio divina).

Dopo colazione lo spazio è dedicato al lavoro (pulizie, studio, confessioni, visite guidate ecc.). Dopo pranzo, nel primo pomeriggio, c’è la preghiera (ora media e adorazione). Prima della messa c’è la preghiera del Rosario e, durante la celebrazione eucaristica, preghiamo il Vespro. Dopo cena uno spazio di condivisione e concludiamo la giornata con la preghiera. Per via di vari impegni e disponibilità, per necessità diocesane, i nostri orari sono molto variabili.

La ringrazio per averci aperto le porte della vostra intimità quotidiana. La domanda non nasceva dalla mia curiosità, ma dalla necessità di raccontare cosa significhi vivere di preghiera e servizio. Vuole fare un invito, un appello o indirizzare un messaggio ai giovani da questo luogo di pace e di spiritualità?

La festa di San Luca

Il mio appello è a scoprire la meravigliosa avventura del mondo interiore. L’esteriorità è riflesso di ciò che ci portiamo dentro. Passare dal frastuono al silenzio permette di armonizzare sentimenti ed affetti sul pentagramma dei beni a cui aneliamo. Imparare a dirigere pensieri ed affetti, seguendo la bacchetta del maestro dello Spirito, ispira l’esistenza ad una valorizzazione tale cui nessun bene dell’UNESCO, dinanzi a tale preziosità, potrebbe essere paragonato. La vera opera d’arte, il più bel capolavoro, è dentro di noi.

I pensieri hanno generato più ricchezza che tutte le miniere di oro mai esistite. Bisogna prendersi la libertà di lavorare su se stessi, ricercare dentro di sé ed accorgersi che la vita è bellezza, bontà e dono.

Poter incontrare se stessi, fondamentale è potersi ascoltare nella pace e scoprire che siamo fatti per la gioia, per una ricchezza traboccante di entusiasmo che sa entusiasmare, arricchire e generare vita piena. Il Goleto continua la sua missione in questo itinerario, ponendo al centro la spiritualità, fonte di acqua viva, in un mondo spesso trasformato in deserto di falsi sentimenti e di luci ingannevoli. Qui attingiamo alla Luce del mondo e a quell’Amore la cui misura è incommensurabile. Possa ogni piccola esperienza che parte da questo luogo, come questa intervista, entusiasmare e accendere la miccia che può infiammare lo spirito che tutti abbiamo e che può scaldare tante parti del nostro amato mondo, specie dove è più presente il gelo dell’indifferenza.

don Salvatore Sciannamea

Licenza in Antropologia Teologica presso la Facoltà Teologica Pugliese “Regina Apuliae” di Molfetta; il Baccellierato in Sacra Teologia, nel 2004 e la licenza in Antropologia Teologica nel 2006. Giornalista pubblicista, è autore di numerosi libri per le Edizioni Sant’Antonio e collaboratore della Rivista Trimestrale di Teologia e Spiritualità “Jesus Caritas – Famiglia Carlo de Foucauld”. Ha un suo canale Youtube su cui tiene incontri su questioni antropologiche. Il suo ultimo libro dal titolo “I brevi racconti del cuore – Dall’emersione del desiderio alla sommersione della luce”, uscito a marzo 2021.

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About Eleonora Davide

IL DIRETTORE RESPONSABILE Giornalista pubblicista, è geologa (è stata assistente universitaria presso la cattedra di Urbanistica alla Federico II di Napoli), abilitata all’insegnamento delle scienze (insegna in istituti statali) e ha molteplici interessi sia in campo culturale (organizza, promuove e presenta eventi e manifestazioni e scrive libri di storia locale), che artistico (è corista in un coro polifonico, suona la chitarra e si è laureata in Discipline storiche della musica presso il Conservatorio Domenico Cimarosa di Avellino). Crede nelle diverse possibilità che offrono i mezzi di comunicazione di massa e che un buon lavoro dia sempre buoni risultati, soprattutto quando si lavora in gruppo. “Trovo entusiasmante il fatto di poter lavorare con persone motivate e capaci, che ora hanno la possibilità di dare colore e sapore alle notizie e di mettere il loro cuore in un’impresa corale come la gestione di un giornale online. Se questa finestra sarà ben utilizzata, il mondo ci apparirà più vicino e scopriremo che, oltre che dalle scelte che faremo ogni giorno, il risultato dipenderà proprio dall’interazione con quel mondo”.