Qui rido io. L’Eduardo Scarpetta di Martone al cinema

“Qui rido io” il fim di Martone acclamato alla Biennale del Cinema di Venezia, conclusasi ieri, è in questi giorni nelle sale. Dopo due anni di sofferenza e di chiusure, il cinema sembra ora produrre il meglio in generi e qualità. Il film di Martone rincentra il suo racconto nell’istrionico Edoardo Scarpetta, commediografo e interprete agli inizi del ‘900 che, come si evince dal film, ha dato inizio a un genere nuovo. Si distacca dalla commedia dell’Arte, sparisce il suggeritore, il regista esige che i suoi attori imparino la parte a memoria e che siano più naturali possibile. Di grande successo di pubblico, i suoi spettacoli contrastano con le auliche interpretazioni dannunziane, tanto che lui, assistendo a un’opera di D’Annunzio decide di parodiarla. Da qui il primo grande processo sul diritto d’autore.
Un personaggio, interpretato magistralmente da Tony Servillo, indubbiamente interessante, come lo sono i personaggi dell’epoca da Benedetto Croce, Libero Bovio, Bracco, Ernesto Murolo, padre di Roberto, Ernesto anche lui figlio illegittimo di Scarpetta, e Salvatore di Giacomo. Si evince una diatriba tra il Teatro grande, considerato quello tragico, aulico, e quello ritenuto di seconda fattura, comico, farsa e che invece riscontrava il gusto del pubblico che numeroso accorreva al botteghino e che ha fatto la fortuna di Scarpetta.
Nel film si tratteggia l’uomo di dubbia moralità con una famiglia diremmo oggi ‘allargata’, sposato con una De Filippo, Rosa, da cui avrà un figlio Vincenzo, da cui discende l’attore attuale Eduardo Scarpetta che interpreta nel film lo stesso Vincenzo. Oltre lui Scarpetta riconoscerà Domenico, primogenito di Rosa avuto da una liason con il re Vittorio Emanuele II e Maria, accolta nel matrimonio, pur se non figlia di Rosa. Inoltre i figli De Filippo, Titina, Eduardo e Peppino, avuti dalla nipote di Rosa, Luisa, non saranno mai riconosciuti, così che per parvenza chiameranno a vita il padre: ‘zio’. Così altri due figli illegittimi avuti dalla serva Maria. Tutti insieme convivevano con non evidenti gelosie, ma con il dolore negli occhi di quei figli di NN che porteranno i segni, come spesso il grande Eduardo De Filippo racconterà. Un patriarca che comunque generosamente e a suo modo ha seguito i figli e ha trasmesso loro l’amore per il teatro. Ognuno di loro era introdotto sulle scene nel ruolo di Peppino di Miseria e nobiltà come farà lo stesso Eduardo con suo figlio Luca. Eduardo, sin da piccolo, con il desiderio di emulare e compiacere il padre/zio, trascriveva le sue opere e ne carpiva l’arte che poi fece sua. Un film riuscitissimo, nei costumi, nelle scene, un tributo alla Napoli della cultura in tutte le sue sfaccettature compresa quella musicale che fa da sfondo al film.
Napoli sta vivendo una stagione cinematografica felice: Sorrentino ha vinto, con il suo “È stata la mano di Dio”, il leone d’argento, ma anche nella fiction grazie alla penna di Maurizio De Giovanni, il commissario Ricciardi, che ha vinto il premio Biagio Agnes. Molti grandi registi del momento scelgono Napoli per girare ed ambientare le loro storie, lo stesso Martone sta girando qui il suo prossimo film ambientato nella Napoli di oggi.
photo credits: Di Mario Martone – https://www.youtube.com/watch?v=0QMBW4rGZJM, Copyrighted, https://it.wikipedia.org/w/index.php?curid=9073946
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