Riprendono i lavori al Castello di Monteforte Irpino (AV) e presto anche gli scavi

Monteforte Irpino (AV) @foto Eleonora Davide

Abbiamo chiesto a Paolo Mascilli Migliorini, direttore del Palazzo Reale di Napoli e all’Assessore Carmine Tomeo notizie sui lavori che interesseranno a breve l’area

I lavori di ristrutturazione e messa in sicurezza del Castello di Monteforte Irpino (AV), interrotti dal Covid, ripartiranno sotto la guida di un nome di rilievo nel campo dei beni culturali, parliamo dell’architetto Paolo Mascilli Migliorini, direttore del Palazzo Reale di Napoli. Il cantiere aperto nell’autunno dello scorso anno avrebbe dovuto chiudere i lavori un anno dopo, ma la sospensione ha fatto saltare tutti gli appuntamenti. Di fronte al disagio, l’assessore all’Urbanistica e al lavori pubblici della cittadina irpina, l’architetto Carmine Tomeo, ha reagito affidando l’incarico a un direttore di tutto prestigio. Abbiamo voluto sentire cosa aveva da dirci l’architetto Mascilli ponendogli qualche domanda.

Intervista all’architetto Paolo Mascilli Migliorini, direttore dei lavori

 

Castello di Monteforte scavi1@WWWITALIA

Come nasce il suo interesse per il Castello di Monteforte?

Negli anni 80 ero funzionario della Soprintendenza  per i territori di Avellino, Monteforte e anche Mercogliano, poi nel ‘92 sono passato a Palazzo Reale a Napoli, ma non è venuto mai meno il mio interesse per questi luoghi e poi, facendo parte del direttivo regionale dell’Istituto dei Castelli, l’argomento diventa una costante.

Quindi le si è presentata l’occasione per approfondire la conoscenza di questo luogo.

Ero andato a visitare il Castello durante lo svolgimento dei lavori e ma mai e poi mai avrei immaginato di poterli seguire direttamente. È stata una bellissima occasione quella che mi è stata offerta da Carmine Tomeo.

Quando riprenderanno materialmente i lavori?

Penso a breve, siamo in attesa solo dell’autorizzazione del Ministero che dovrebbe giungere a giorni.

L’Irpinia è ricca di castelli e di una storia medievale che molte volte viene penalizzata dall’incuria. Anche il Castello di Monteforte ha subito un notevole degrado. Crede si possa restituire alla storia vissuta e alla struttura che ne è testimone la sua dignità?

Sì, certo! Basta sapere cosa si deve fare senza operare forzature di nessun tipo, perciò è necessario capire come funzionava la struttura e cosa c’è sotto. Se vede come sono fatti i castelli, a cominciare da quello di Avella, in zona, esiste quasi sempre un mastio, una rocca, all’origine e anche qui probabilmente c’era. Come anche potrebbero esistere strutture murarie di collegamento con la chiesa castellare, poco distante, la Chiesa di San Martino. Questo studio non è certo oggetto di quest’intervento ma si tratta di un problema da porsi.

Certo avere idea della sovrapposizione di strutture attribuibili a diverse epoche e della loro funzione è importante ma questa è, giustamente, materia degli archeologi.

Nonostante questo, Monteforte è un punto di interesse per la sua posizione. Il passaggio tra Napoli e le Puglie attraverso Monteforte ha avuto come riferimento il castello  di Avellino, con le sue difese, i suoi armigeri ecc. e dall’altro lato la città-castello di Nola. In mezzo c’è il passo di Monteforte, poi un percorso minore che attraversa la valle del Sabato, evitando Monteforte, che partendo da Nola passava dal Castello del Litto che non c’è più. La funzione di Monteforte da un lato è stata quella di difendere Avellino, dall’altro di offenderla. 

Monteforte©WWWITALIA

Ci spieghi.

Sì, perché il rapporto conflittuale tra i due centri si può configurare come una lotta dinastica e, in quest’ottica, Avellino diventa città antagonista. Nel percorso castellare dell’Irpinia, Monteforte è centrale perché è pienamente nel cuore di tutto l’impianto. È talmente confermata questa sua funzione nella Storia che, anche quando poi si abbandonano i castelli a causa dell’uso della polvere da sparo e il Castello di Monteforte va in disuso perché non riuscirebbe a difendersi dalle bombarde, la cittadina tuttavia mantiene il suo ruolo strategico. Ce lo dimostrano due eventi che avvengono molto tempo dopo. Uno risale al coinvolgimento nei moti rivoluzionari del 1820-21 che vedono Monteforte protagonista; l’altro riguarda, invece, l’arrivo degli americani nel ’43. Che fanno, dopo lo sbarco a Salerno? Devono occupare prima Monteforte, perché? Per lo stesso motivo di sempre: il controllo di un’arteria importantissima. E da Salerno questa è la via migliore per raggiungere Napoli. Fanno un giro che ha senso solo dal punto di vista militare. Il Castello ha avuto una grande funzione militare al di là delle battaglie, proprio perché gestisce il passo di Monteforte.

La ringrazio per questo approfondimento. Apprezzo molto la sua evidente passione per la storia del luogo. Per il Castello non si tratta di un semplice messa in sicurezza ma, se ho ben capito, con questo intervento si tenta di unire le conoscenze alla proiezione futura di un bene che va raccontato per quello che è stato e che oggi potrebbe significare per il turismo della zona. Non è così?

Non parlerei tanto di turismo ma di fruizione di un bene, di integrazione di una struttura nella vita sociale e culturale. Speriamo di riuscire a farlo.

Quali sono le sue priorità per il Castello?

Il progetto prevede le opere che saranno realizzate e, come dicevamo, prima di tutto la messa in sicurezza della struttura rafforzando soprattutto i terreno su cui si poggia. Poi sarà nostra cura approfondire la conoscenza della sua funzione, immaginando di poter ampliare ed estendere la ricerca con successivi finanziamenti. L’obiettivo è quello di rendere realmente fruibile il sito, rispettando il DNA del Castello. Sono contento di poter collaborare con Carmine Tomeo che mi ha coinvolto vincendo la mia inerzia; la sua capacità professionale e il suo entusiasmo possono fare molto in questo campo.

Particolare del progetto del restauro. Progetto esecutivo

Particolare del progetto del restauro. Progetto esecutivo

La ringrazio del tempo che ci ha dedicato e le auguro un buon lavoro.

Tra ricerca e restauro, il futuro del Castello

I lavori di messa in sicurezza e restauro, sotto la direzione dell’architetto Mascilli Migliorini, riguarderanno l’area Nord del Castello, nello specifico quella della torre di cui rimane ancora in piedi un lato di grande impatto visivo, struttura cilindrico/conica presente anche in altri castelli dell’Italia meridionale. Abbiamo descritto il progetto di restauro in un precedente articolo. Ma la parola va oggi agli esperti che utilizzeranno ogni mezzo tecnologico, come quelli utilizzati l’anno scorso, per rilevare tutta l’area con i droni che hanno mappato con precisione ogni punto della struttura consentendo un’analisi dei materiali usati per la costruzione e gli ampliamenti successivi del castello.

Come dicevamo, il Castello è stato oggetto di una campagna di scavo nell’ottobre dello scorso anno da parte dell’Università Suor Orsola Benincasa  di Napoli, di cui abbiamo dato un resoconto in un precedente articolo. Ora abbiamo anche i risultati delle analisi dei reperti e la relazione conclusiva redatta dall’Università che aveva realizzatolo scavo sotto la direzione dell’archeologa dott.ssa Alessia Frisetti.

castello monteforte

I risultati, in estrema sintesi, riferiscono di una sovrapposizione di forme e di usi in diverse epoche di cui la più antica attribuibile alla metà del XIII secolo in corrispondenza del cosiddetto ingresso meridionale del Castello, grazie alla datazione dei reperti ritrovati, ma nello stesso tempo quest’area poggia su strutture murarie diversamente orientate. Successivamente, l’abbandono dell’ingresso meridionale sembra testimoniato dalla costruzione di una sorta di corridoio di accesso alla corte, in seguito anch’esso rasato per dare spazio a un altro ambiente. Lo studio, che si è si è concentrato sul lato Sud del Castello, ha messo in evidenza la presenza di 16 nicchie disposte con un ordine preciso, di cui è ancora incerta la funzione, che si ipotizza potesse essere quella di dispense per gli alimenti. Ulteriori scavi in aree adiacenti a quella investigata dovrebbero dare maggiori informazioni sul significato di strutture interne attualmente di incerta interpretazione e sull’origine del Castello, che tempo fa era stata ipotizzata come longobarda. Quindi attendiamo con trepidazione la nuova campagna di scavo per far luce su un luogo così misterioso che crediamo abbia ancora molto da raccontare.

Annotazione 2020-07-06 162041

Intervista all’assessore all’Urbanistica e lavori pubblici architetto Carmine Tomeo

 

Abbiamo sentito anche l’assessore Carmine Tomeo che ha risposto ad alcune domande sulla nuova stagione di lavori e di ricerca.

L’aver fatto colloquiare il lavoro di ricerca con quello di ristrutturazione é credo il modo migliore per affrontare il recupero di un bene cosi importante. E non credo si tratti di un caso. Per questo le faccio i miei complimenti. Ma come é riuscito a coinvolgere anche un nome come quello di Mascilli Migliorini?

L’approccio verso il Castello di Monteforte è stato sin dall’inizio quello di profondo rispetto, verso un bene per decenni dimenticato, abbandonato a se stesso e aggredito dal degrado e dall’obsolescenza. Vi era un precedente progetto che non rispondeva alle nostre esigenze ed abbiamo resettato tutto e siamo ripartiti dalla ricerca storica, analisi e da un rilievo materico scrupoloso, redigendo un progetto importante. Siamo stati bravi a reperire i fondi per il primo lotto che andranno a concentrare gli interventi sul restauro e conservazione della torre e delle murature adiacenti. Contemporaneamente all’inizio dei lavori del Castello abbiamo stipulato una convenzione di collaborazione tecnico-scientifica con l’università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli. Da qui è partita la campagna di scavo condotta egregiamente dalla d.ssa Alessia Frisetti, e sotto la sorveglianza della d.ssa Raffaella Bonaudo della Soprintendenza Archeologica di Avellino e Salerno, secondo una serie di attività di indagini preventive, conoscitive, di documentazione e di conservazione di tale patrimonio. L’indagine e gli scavi non ci hanno deluso, anzi, ci hanno dato l’opportunità di rinvenire un vano a forma quadrata, pavimentato in roccia, con una serie di nicchie in doppia fila ciascuna costituita da 4 nicchie voltate, direi uniche nel loro genere e ancora oggetto di studio da parte degli esperti di settore e una serie di reperti e ceramiche dipinte a mano riconducibili a periodi diversi tra VIII e XII secolo, altri tra il XIII e XV secolo. Oltre tutta una serie di murature ed elementi rinvenuti durante le fasi di scavo che possono in parte ridisegnare la geometria storica del Castello. Questo lavoro ci ha fornito ulteriori e preziosi  informazioni per pianificare alcune attività di progetto di restauro del Castello.

L’incarico della direzione lavori all’architetto Paolo Mascilli Migliorini risulta in sintonia con quanto pianificato inizialmente. Paolo Mascilli non è solo un architetto, funzionario MIBAC, è direttore di Palazzo Reale di Napoli responsabile della programmazione, dell’organizzazione delle funzioni, dei restauri e della valorizzazione del complesso architettonico, storico, studioso  e profondo conoscitore del Castello di Monteforte e degli insediamenti fortificati campani. È bastata una cordiale telefonata per trovare subito un intesa, condivisa da una stima reciproca, oltre che la sua disponibilità e la passione che da sempre lo contraddistinguono per la storia del Castello di Monteforte e per i beni storici della nostra terra.

Chiesa di San Martino Monteforte©WWWITALIA

I lavori si spera cominceranno a breve e, Covid permettendo, anche la ricerca archeologica. Ci sono altre emergenze storiche a Monteforte che desidera mettere in luce? 

Rispetto alla campagna scavi e all’attività di indagine condotta dall’università degli Studi Suor Orsola Benincasa  di Napoli, abbiamo richiesto al MIBAC il rinnovo di permesso di scavo e contiamo di partire, emergenza Covid permettendo, nel periodo settembre-ottobre 2020, con una seconda campagna di scavo per continuare il lavoro avviato, in particolare nella zona a ridosso dell’area già interessata al primo intervento dove vi è un altro ambiente da portare alla luce e comprenderne le funzioni. Le informazioni raccolte potrebbero rivelarsi fondamentali per indirizzare le indagini archeologiche e gli interventi di restauro e conservazione del Castello in altre zone, oltre che fornirci spunti sulla datazione e dei legami dubbi con il periodo longobardo.

Insomma c’è tanto da fare. Le origini dei nostri luoghi si perdono nei tempi antichi, ricordiamo ad esempio di un antico manoscritto dove si parla della marcia di Annibale quando  vi passa tornando da Capua, sulla via Appia, in direzione di Canne «…strata nemoris Montis Fortis prope cimiterium usque ad Atripaldi per viam qua itur Guardia Lombardorum Per frontem S. Luciae usque ad pontem Nusho usque Guardiam et a Guardia per viam S. Leonardi usque Ufidium…». Sarebbe carino rinvenire le testimonianze archeologiche dei tracciati romani. Sul Castello si sta valutando di porre l’attenzione anche verso le aree esterne, in prossimità delle mura e devo dire che grazie ai diversi confronti e preziosi contributi avuti con l’arch. Sandro De Rosa, Funzionario della Soprintendenza di Salerno e Avellino, appassionato della storia del Castello di Monteforte, che ringrazio per la sua continua collaborazione, attenzione e competenza, si sta valutando insieme alla Soprintendenza Archeologica, diversi ipotesi anche di scavo. Inoltre abbiamo la fortuna di avere nel nostro comune una serie di alzati monumentali, beni storici e artistici che meriterebbero un’attenzione e valorizzazione maggiore. Ma ci arriveremo in tempi non lunghi, sperando di non incorrere in stop pandemici che per motivi diversi hanno influenzato il cronoprogramma lavori del Castello e di altre opere strategiche avviate.

restauro

Per le opere che saranno realizzate é possibile materialmente programmare una manutenzione costante perché non vadano in futuro in rovina anch’esse?

La Manutenzione e la gestione delle opere realizzate devono trovare la sostenibilità attraverso un progetto di cultura diffusa e di turismo locale che ne impediscano il deperimento e la perdita di attenzione e che possano attrarre gli spostamenti dei visitatori verso le aree interne della regione e Monteforte ne ha tutte le potenzialità e carte in regola. Un serbatoio di opportunità che potrebbe far fiorire l’economia locale a favore dei giovani montefortesi. Le eccellenze enogastronomiche e i prodotti agricoli di qualità del territorio devono condividere le diverse filiere ed abbracciare in un unica visione la Cultura dei luoghi. Non essere soltanto quello che da decenni viene identificato il luogo del mangiare bene mordi e fuggi. Bisogna fare in modo che il visitatore straniero diventi argonauta e venga a soggiornare a Monteforte attratto dall’offerta locale, culturale ed enogastronomica. Il tutto facendo rete anche con gli altri comuni dell’area vasta irpina e dialogando anche con i tour operator internazionali che oggi limitano l’attenzione alla fascia costiera e all’area della città metropolitana campana.

L’esempio può essere la Collina di San Martino e non solo, dove il visitatore può diventare ricercatore di luoghi storici, attraverso la visita del Castello oggetto di Restauro e Conservazione delle archeologie rinvenute, di spettacoli e concerti tra le mura medievali, della Chiesa duecentesca di San Martino e dei suoi valori, della Pineta e delle aree picnic che a breve saranno interessati da un importante intervento di rigenerazione urbana unita ad un idea condivisa di creare al suo interno un parco avventura, della messa in sicurezza della strada che conduce al Castello che sarà pavimentata in pietra. Ma anche di altri luoghi come il Ripristino e valorizzazione del sentiero Montagnella-Monte Carafone che a breve sarà interessato dai lavori e potrà essere luogo di escursioni a piedi e in mountain bike, del percorso di visita delle numerose chiese e dipinti in esse conservati, ognuna unica nel suo genere. Il tutto tra le incantevoli cornici verdi delle montagne e colline.

L’idea sempre più consistente di trasformare l’Ipogeo di Palazzo Loffredo come ala museale, dove poter conservare ed esibire gli antichi reperti ritrovati al Castello negli anni e i numerosi documenti e manoscritti antichi che narrano della storia di Monteforte. Lo stesso Palazzo Loffredo ex Orfanotrofio ottocentesco che conserva pezzi di storia e caratterizzato dai caratteri tipologici di pregio che possono suscitare la curiosità dei visitatori e che sarà a breve oggetto di miglioramento sismico e di riqualificazione e così tanti altri beni storici ognuno unico nel suo genere.

Monteforte ha vissuto ibernato per decenni in un sonno profondo insieme alla cultura dei luoghi che hanno privilegiato altro come la cementificazione del territorio, l’assenza di pianificazione urbanistica e di ricerca e del venir meno alla cultura profusa dai nostri padri. Insomma quello che oggi è sotto gli occhi di tutti.

Il patrimonio culturale montefortese deve divenire il campo di sperimentazione per modelli innovativi di finanziamento, di business e di governance in grado di promuovere e abilitare il riuso, nella prospettiva dell’economia circolare come modello di sviluppo sostenibile.

In altri termini, attraverso una logica di economia circolare, si deve sviluppare una transizione da una visione polarizzata (bene culturale da conservare) ad una visione di infrastruttura culturale (capitale da valorizzare e riprodurre).

La ringrazio per le sue risposte e mi auguro che le cose vadano come lei si aspetta.

©Riproduzione riservata WWWITALIA

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About Eleonora Davide

IL DIRETTORE RESPONSABILE Giornalista pubblicista, è geologa (è stata assistente universitaria presso la cattedra di Urbanistica alla Federico II di Napoli), abilitata all’insegnamento delle scienze (insegna in istituti statali) e ha molteplici interessi sia in campo culturale (organizza, promuove e presenta eventi e manifestazioni e scrive libri di storia locale), che artistico (è corista in un coro polifonico, suona la chitarra e si è laureata in Discipline storiche della musica presso il Conservatorio Domenico Cimarosa di Avellino). Crede nelle diverse possibilità che offrono i mezzi di comunicazione di massa e che un buon lavoro dia sempre buoni risultati, soprattutto quando si lavora in gruppo. “Trovo entusiasmante il fatto di poter lavorare con persone motivate e capaci, che ora hanno la possibilità di dare colore e sapore alle notizie e di mettere il loro cuore in un’impresa corale come la gestione di un giornale online. Se questa finestra sarà ben utilizzata, il mondo ci apparirà più vicino e scopriremo che, oltre che dalle scelte che faremo ogni giorno, il risultato dipenderà proprio dall’interazione con quel mondo”.